Spesso ho accennato nei miei post alla realtà in cui vivo, Carpi, ma oggi ho deciso di parlarne più approfonditamente, per spiegare quanta “aria di moda” si respiri da queste parti.

L’origine della lavorazione della maglia a Carpi risale agli anni ’50, quando l’espansione e le richieste del mercato nazionale ed europeo, suggeriscono alle piccole attività carpigiane di convertire le attività della lavorazione dei cappelli di paglia (la famosa arte del truciolo) nella produzione di maglie e camicie. La crescita è stata continua ed esponenziale, pensa che gli occupati nel settore nel periodo 1951-1961 passano da 1.700 a oltre 6.400!
Nella metà degli anni ’70 il distretto inizia a risentire della crisi mondiale e della concorrenza dei paesi a basso costo di lavoro. Carpi trova la sua risposta diversificando il prodotto e decentrando le fasi produttive.
Negli anni ’80 la presenza di una domanda sempre minore, costringe le imprese del distretto carpigiano a riprogrammare la propria flessibilità. Le catene produttive di diverse imprese vengono ristrette e limitate alle attività progettuali, di marketing e di coordinamento logistico, mentre le attività operative vengono sempre più decentrate ad altre imprese che si specializzano nelle fasi del processo produttivo.
Diversamente da altri distretti tessili italiani, coinvolti in processi di trasformazione e crisi già negli anni ottanta, Carpi mantiene però fino ai primi anni novanta una stabilità della produzione e della base occupazionale, dimostrando una buona capacità di adattamento all’evoluzione del mercato. Ma questi sono comunque gli anni in cui inizia nel settore un pesante ridimensionamento nel numero di addetti e di imprese.
Negli anni 2000 riescono a tenere il passo e cavalcare le difficoltà congiunturali che si sono manifestate solo le imprese che sono riuscite a rinnovarsi nel prodotto, nei mercati e nei marchi, realtà che spesso, visto l’alta professionalità, vengono scelte dalle grandi griffes per creare i prototipi dei capi di maglieria e confezione che vediamo sfilare sulle passerelle di tutto il mondo.

Ed ora, se negli anni d’oro in ogni garage c’era una macchina da maglieria o una macchina da cucire o una pressa per stirare, sono sempre meno le realtà e gli occupati nel settore moda. Ma nonostante tutto, l’incidenza media degli addetti del tessile-abbigliamento rispetto all’industria manifatturiera è pari al 60,9% e il volume prodotto costituisce il 4% del fatturato nazionale del settore.

Il distretto cambierà sicuramente volto, ma mantenendo una professionalità alta e all’avanguardia, utilizzando al meglio le forze del marketing e della comunicazione per recepire e rispondere immediatamente alle richieste del mercato, sono certa che Carpi manterrà il titolo di piccola grande capitale europea della maglieria e della confezione made in Italy.
Baci baci Gina.

 

bag : Zanellato
sunglasses : Hugo Boss
shoes : Valentino Garavani – Rockstud

Ph. Sofia Marchesi
Hairstyle Berenice Parrucchieri

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Blogger, Image Consultant, Fashion Stylist. Creativa, allegra ed ottimista, amo la mia famiglia e adoro la compagnia. Vivo di Moda da sempre.

17 Comments

  1. Just loving’ your colours! That Burgundy and yellow together is just soooo gorgeous! Love that tee too!
    And those flats with the studs r sooo rock n’ roll!!! WOWOWO!!!!

  2. Bel post, è stato davvero interessante scoprire qualcosa in più sulla realtà tessile di Carpi. 🙂

  3. Strepitoso questo mix, uno dei tuoi look più belli!
    Mi ricordo che quando ho niziato a lavorare come indossatrice ero la modella di Ernestina Cerini, grande brand di maglieria di Carpi!!!
    Kisses, Paola.
    Expressyourself
    <a

  4. E’ bello leggere del la tradizione del tessile del nostra amata Italia . Il tuo maxi cardigan Gina è divino
    baci

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